L'ANGOLAZIONE- FASE 1

Pubblicato il da stefy.stefy

L'ANGOLAZIONE- FASE 1

Le fasi attraverso le quali passava erano sempre le stesse, agite nello stesso ordine, allineate sullo stesso percorso e conducenti allo stesso traguardo. Inaspettatamente, inconsapevolmente e un po' svogliatamente, cambiando l’angolazione da cui guardava, scoprì un ordine diverso, un allineamento e un percorso differente e una meta nuova.

FASE 1 – La consapevolezza

Era un giovedì e lei non doveva neanche andarci a quella festa. Era incerta sul motivo per cui fosse stata invitata e quasi sospettosa, perché non si fidava dell’ospite, ma aveva esaurito le scuse plausibili.  Aveva deciso che si sarebbe trattenuta poco.

Tra la gente nuova che conobbe, incontrò anche un tipo bello, con cui, lei sentì di empatizzare sin dal momento in cui si guardarono negli occhi.

Perché se la pandemia ha diluito il contatto fisico, a tratti, ha aumentato quello metafisico, cui purtroppo, però, non tutti accedono o concedono. Poche sono le persone che vanno oltre  il superficiale o il proprio bisogno e tra queste, meno ancora, quelle che sono anche in grado o vogliono condividere con gli altri.

Un prolungato e profondo sguardo o una sfuggente e velata occhiata sono #thenew stretta di mano vigorosa e decisa o umidiccia e molle.

Ebbene, il tipo tra i tipi era stato profondo e prolungato e si rivelò anche intrigante e interessante.

Incoerente con quanto aveva deciso, si trattenne a lungo, godendo della piacevole compagnia, della deliziosa conversazione e delle belle risate ispirate.

Tra la gente che conobbe, incontrò anche la fidanzata del tipo bello, intrigante, profondo e prolungato e, come immaginava, la trovò pure simpatica.

La sera, a casa, mentre si toglieva il vestito, faticando a slacciare la lunga cerniera che lo chiudeva dietro e, dopo avere armeggiato con il bracciale per aprirlo, senza riuscirci, iniziò a pensare all'importanza delle piccole cose non vitali, al bel ragazzo incontrato, felicemente accompagnato e rammentò che avere un più uno è bello e che si, non ne aveva bisogno, ma sì, ne aveva voglia.

Quando si soffermava sulle piccole cose insignificanti, si ricordava di essere sola a tratti in coppia con se stessa. Per le cose importanti lei c’era sempre per sé; sapeva piangere da sola, se necessario, ridere anche a volte; sapeva scegliere cosa voleva e e, quasi sempre, riusciva ad essere anche coerente con le sue scelte; sapeva entusiasmarsi con un libro o un film e un buon calice lo beveva anche sola; era autonoma e automunita; aveva imparato ad accettare la tristezza cosi come la gioia e ad apprezzare la libertà che a tratti la singletudine regala.

Ma il vestito con la cerniera, quello no; la chiusura del bracciale per cui serve una mano in più di quelle a disposizione o fare cose diverse come leggere un libro e guardare la televisione senza neanche parlarsi, ma insieme sullo stesso divano;  ascoltare una musica senza averla scelta, scoprendo che magari è anche bella; condividere il peso di decidere cosa preparare per cena; fare discorsi che sembrano assai più profondi solo perchè inebriati dal vino condiviso; comprare qualcosa al supermercato per il solo piacere di dare piacere, per questi no. Queste piccole e non vitali cose, stuzzicavano l’idea che in coppia con qualcuno diverso da sé non è fondamentale, ma è meglio.

La meccanica della prossimità cambia l’angolazione da cui si guarda.

 

Con tag racconti

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P
Bello
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S
hai già commentato un altro racconto, mi piacerebbe sapere cosa pensi di quello che ahi letto, come posso mettermi in contatto con te? <br />
S
Grazie :). Hai letto anche altro del blog?