L'ANGOLAZIONE - FASE 2
FASE 2 – L’ascesa
E’ un attimo che dalla consapevolezza del “in coppia con qualcuno diverso da sé non è fondamentale, ma è meglio” si passi all’insensata sovrastruttura proiettata delle immagini trascinate dal “se”. Di più nelle menti femminili, che sono portate a pensare tante cose insieme, confondendole, mischiandole e deviandole, ma anche in quelle maschili.
È chimica: quando si è eccitati, si ha paura o si è soggetti ad una forte pressione, il nostro organismo, che deve essere pronto ad agire con una maggiore reattività o ad affinare la percezione, secerne una sostanza chimica, l’adrenalina. Questa permette ai muscoli di essere maggiormente irrorati, ai bronchi di aprirsi di più, ai sensori del nostro corpo di essere più ricettivi. attenti per avere una migliore prestazione fisica e una più ampia confidenza, dettata dalla maggiore dovizia di dettagli raccolti dalla percezione potenziata. Le possibilità si moltiplicano e le alternative aumentano, creando euforia e innalzando l’umore.
E diventa un “se si creasse un’altra occasione di incontro casuale”, “se ci fossimo incontrati in un altro momento”, “se la situazione fosse diversa” oppure “se avesse una gonna corta e un paio di tacchi”, nell’incauto gioco dell’immaginare.
Poche settimane dopo quel giovedì della festa, cui lei non doveva neanche andare, quando l’adrenalina post-consapevolezza si era quasi consumata esaurendosi, per mancanza di volano rigenerativo, quel “se si creasse un’altra occasione di incontro casuale” divenne una libreria del quartiere in cui abitava lui e che era vicino all’ufficio di lei.
Si lo sapeva che la sua mania di leggere e leggere solo su carta creava ilarità. Nell’era del digitale, che permetteva di portare in borsa una piccola biblioteca, organizzata in ordine alfabetico, per tema o autore o per qualsiasi altro criterio venisse in mente, lei ancora pescava libri dagli scaffali, li accostava per colore o edizione, a volte per autore, ma mai con la stessa logica. Nell’era in cui l’ecologia era una scienza che condizionava le altre discipline, lei ricercava ancora pezzi di albero trattati.
Eppure, anche lui era lì.
Si riconobbero e confidenti, perché lo erano stati da subito, si trovarono a fare chiacchere sorridenti, perché le parole, anche, erano allegre e gioviali, perché ad ogni cosa che si dicevano, concordavano e si scoprivano vibranti sulle stesse corde, accordati. Su questo balletto di unisonanti discorsi, si scambiarono i numeri di telefono, con la stessa naturalezza con cui un bimbo chiede ad un altro se può giocare.
Il motivo era stato un concerto di lui o la serata del libro di lei.
La chimica aveva aiutato l’audacia e la confidenza, in lei e la aveva disinibita verso pindariche immaginazioni caricanti e improbabili segni fantasticati.
Si rividero almeno in altre tre o quattro occasioni create, durante le quali, la confidenza mutò in intesa e le parole oltrepassarono il non detto mentre la voglia di condividere aumentava. L’idea che il vestito potesse essere allacciato o slacciato da qualcuno, si materializzava.
Quando le occasioni si moltiplicano e in più si infittiscono, allora la piacevolezza diventa un’abitudine drogante, di cui non si vuole più fare a meno. Si inizia a farsi di epinefrina, ossitocina, dopamina e serotonina.
Ma come nelle droghe, la dipendenza è deviante e l’eccesso è dannoso: troppa adrenalina, porta al blocco fisico, indotto da tachicardia, troppo cortisolo ad un’ansia crescente e si ascende alla condizione di un’attesa bramante e di un’ansiosa richiesta, che solo lo stadio successivo di una dose maggiore, può fermare. Voleva di più.
La fatica di emozionarsi è un vortice che porta e trasporta, ma che stanca. Stanca le terminazioni oltre che la mente, nella frenesia di un’adrenalina che si espande in ogni periferia corporale:
nella bocca che sempre sorride; nelle gambe e nelle braccia che si muovono; negli occhi che cercano freneticamente l’intorno bramosi di coglierne i particolari; nelle orecchie attente ad accogliere le sfumature in cui leggere e nel tatto che ha bisogno di provare per sentire fisicamente il formicolio che serpeggia dentro.
E le mille onde e guglie di diversa altezza che si susseguono, sono gli esponenti delle emozioni, cosi i picchi si collocano su una linea crescente e increspata, che pericolosamente sale ad altezze da cui cadere è molto doloroso.
La meccanica della chimica cambia l’angolazione da cui si guarda.